La vitamina k è dunque fondamentale per il ruolo che riveste nel processo di coagulazione sanguigna, e una sua carenza va immediatamente sopperita. Generalmente, l’organismo umano necessita di un dosaggio irrisorio di suddetta vitamina, per cui difficilmente se ne registra una carenza. Una carenza di vitamina K, si manifesta negli adulti e nei neonati per cause differenti: nei primi, è determinata da un’alterazione gastro-intestinale, da malattie epatiche, dall’assunzione di anticoagulanti che fungono da contrasto e anche da una mancanza di bile. Tutte queste cause, determinano una carenza di vitamina k nell’organismo. Nel neonato, la carenza di questa vitamina, è invece causata dalla mancanza della stessa nel latte materno, da una malformazione o da una disfunzione intestinale, o dalla mancanza di trasmissione della vitamina stessa dalla madre al feto. La carenza di vitamina K, è assolutamente negativa nei neonati, più che negli adulti, poiché comporta una serie di problematiche che invece potrebbero essere risolvibili nell’adulto. Se si registra una carenza di vitamina k, è possibile sopperire con i cibi che la contengono o anche con degli integratori appositi. Questa sostanza è contenuta nei cavoletti di Bruxelles, negli spinaci, nel cavolo e nelle cime di rapa. Modeste quantità di vitamina k, sono anche presenti nei cereali e nella frutta, ma il quantitativo è considerato esiguo rispetto alle verdure a foglia verde. La carenza di vitamina k, può determinare emorragie, problematiche sul piano dello sviluppo, e altre disfunzioni. Un sovradosaggio, può invece determinare l’ittero, dermatiti, prurito, problematiche del tratto intestinale e dello stomaco. In caso di specifica carenza di vitamina k, deve essere evitata la somministrazione intravenosa: in alcuni casi, (anche se rari), questa tipologia di somministrazione ha portato shock, infarti, ictus e morte. Inoltre, l’iniezione di vitamina k può provocare eruzioni cutanee, che lasciano spazio a cicatrici parecchio evidenti. Altri effetti collaterali dovuti all’iniezione di vitamina k per via endovenosa sono la diarrea, colite, pancreatite e fibrosi cistica. Nel caso dei neonati, se il latte materno, non contiene sufficiente presenza di questa sostanza, è preferibile evitare le iniezioni sottocutanee, che potrebbero provocare danni celebrali, malformazioni, ittero ed altri disturbi. Dunque in caso di manifesta carenza, è preferibile che il medico curante stabilisca una metodologia alternativa per incrementare l’assimilazione della vitamina in questione. Durante il periodo di gravidanza, viene assunta vitamina k, non necessariamente questa viene trasmessa al feto, per cui esiste la possibilità che se ne registri una carenza al momento della nascita.
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