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Fino a qualche decennio fa il metodo di allattamento più diffuso era quello “a orario” che consisteva nell’attaccare al seno il lattante ogni 3-4 ore, indipendentemente dalle sue esigenze e dai suoi eventuali lamenti. Ciò consentiva, è vero, una maggiore libertà alla neomamma, ma non sempre garantiva al bambino la giusta serenità. Col passare del tempo si è lentamente imposto il concetto di “allattamento a richiesta”, basato esclusivamente sulle necessità del piccolo; si tratta di essere sempre a sua disposizione soddisfacendo il suo bisogno ogni volta lo desideri.
Quando prima si pensava che il pianto fosse spesso legato a noia, adesso lo si collega sempre ad una necessità fisiologica o ad un bisogno di affetto che va soddisfatto: contribuiremo così a creare un legame solido ed equilibrato. Portaconfetti polistirolo personalizzabile nome scritta personalizzata contenitore caramelle cioccolatini (3-7 lettere) Prezzo: in offerta su Amazon a: 7,8€ |
La vita di una neomamma è fatta di dolcezza, scoperte e soddisfazioni, ma anche di fatica.
L’allattamento a richiesta non fa eccezione: è il migliore, ma richiede, almeno per i primi tempi, dedizione assoluta. Nelle prime settimane non sempre tutto va liscio perché bisogna attendere che le poppate e la produzione di latte si regolarizzino. Solamente perseverando con grande pazienza si arriverà al giusto equilibrio.Passati i primi tempi, infatti, si instaurerà un rapporto simbiotico tra seno e lattante: proprio quest’ultimo, con la sua suzione, stimolerà la produzione di latte nella giusta quantità e nei tempi ideali. Ricordiamo poi che seguendo questo “ritmo” naturale varierà anche la composizione del latte all’interno della poppata: prima risulterà più ricco di grassi e nutrienti, in ultimo più dissetante.I vantaggi sono moltissimi: il bambino viene nutrito secondo le sue necessità e, col passare del tempo, il suo appetito si regolarizza entrando in equilibrio con la produzione della madre. Si instaura poi un corretto ritmo sonno-veglia, importante per la serenità di tutta la famiglia. A favorirlo è anche il minore stress in cui incorrono tutti i membri coinvolti: il bambino non viene svegliato per imporre una poppata e non si causano così inutili pianti.
Non bisogna però nascondere che, soprattutto nelle prime settimane, questo metodo risulta essere molto stancante per la madre perché richiede la sua presenza continua per monitorare i “segnali” di fame del bambino. Può rendersi necessario provare ad attaccarlo moltissime volte, di giorno e di notte, prima che cominci a crearsi l’equilibrio “suzione-produzione”.Soprattutto nelle prime fasi è importante aver acquisito queste nozioni per poter interpretare correttamente i segnali che ci invia il bambino.
Il primo indizio è senza dubbio il pianto e l’agitazione…non sempre però il neonato che piange ha fame. Alle volte richiede attenzione oppure vuole essere cambiato o ha magari male al pancino. Dobbiamo avere allora anche altri riferimenti.Consigliamo allora di guardare la bocca: la muoverà mimando la suzione. Spesso metterà la mano vicino alla bocca e, in ultimo, ruoterà la testa nell’atto di cercare il seno della madre.Interveniamo sempre il prima possibile, senza far aspettare: il pianto esagerato, oltre a causare stress, lo porta ad attaccarsi al seno con molta voracità. Succhierà così molta aria , causa principale delle dolorose colichette.Come abbiamo detto nei primi mesi è importante essere a disposizione completa del bambino, soddisfacendo sempre le sue necessità a richiesta. Ogni neonato ha i suoi tempi e i suoi modi e dobbiamo essere noi ad adattarci. A partire però dal terzo-quarto mese è possibile cominciare a distanziare le poppate, cercando di dare orari il più possibile regolari e magari allungando i tempi durante la notte. Bisogna tenere presente che le dimensioni dello stomaco sono inizialmente davvero esigue (3 cm di diametro): può rendersi necessario attaccare il bambino anche 12 volte al giorno. In breve tempo però le dimensioni aumentano e quindi sta a noi inserire qualche regola.
L’allattamento deve essere esclusivo fino a 6 mesi; si suggerisce però di proseguire fino almeno all’anno, integrando con altri alimenti e riducendolo il latte gradatamente.
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