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Tra i motivi che possono comportare una fuoriuscita dall'organismo di sangue nelle urine non rientra solamente l'ematuria. Questo liquido viene eliminato periodicamente con un'espulsione naturale e con sé se ne vanno dall'organismo anche tutte le cosiddette sostanze-rifiuti accumulate e derivanti da altri organi. Le urine possono quindi diventare di un colore più scuro anche in presenza di altre problematiche, come un'alimentazione con dosi massicce di rabarbaro e barbabietole o l'assunzione di determinati farmaci (ad esempio lassativi, ibuprofene, rifampicina, fenacetina e metildopa). La pigmentazione delle urine può avvenire anche a causa di una contaminazione con sali biliari, urati o porfine. Inoltre anche il ciclo mestruale può provocare un arrossamento delle urine tramite l'endometriosi e le perdite ematiche vaginali.
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L'urina fuoriesce all'esterno dell'organismo attraverso l'uretra, dopo essere passata prima nella vescica e dopo all'interno di particolari tubicini denominati ureteri. Fino a pochi anni fa l'ematuria si basava sulla prova dei tre bicchieri, con il paziente che doveva letteralmente urinare con un unico getto all'interno di tre differenti contenitori. Oggi questa procedura è stata sostituita dal ricorso a tecnologie maggiormente efficaci e tempestive come l'ecografia vescicale, renale e prostatica, l'uretrocistoscopia, la TAC addomo-pelvica, l'ureteropieloscopia e l'urografia. L'ematuria è infatti una sorta di sintomo che segnala un problema più importante. Proprio per questo la terapia non viene scelta unicamente per debellare la problematica del sangue nelle urine, ma anche e soprattutto per debellare il problema alla radice.
Le terapie per rimuovere il problema della presenza di sangue all'interno delle urine variano a seconda della patologia che ne è alla base: se si tratta di calcoli renali esistono diverse tecniche terapiche da adottare come terapie d'urto, interventi chirurgici, laser e il tradizionale "colpo d'acqua". Se invece l'arrossamento delle urine dipende da un'infiammazione o un'infezione con tutta probabilità dovrà essere seguita una terapia antibiotica. I farmaci adeguati da assumere in questo senso verranno prescritti dal medico curante dopo un'attenta valutazione dell'antibiogramma, un esame che permette di ridurre al massimo il rischio derivante da tolleranza agli antibiotici o dall'insorgenza di effetti collaterali. Se invece si avrà a che fare con un'ipertrofia prostatica di lieve entità la terapia sarà semplicemente farmacologica ed a base di miorilassanti, antinfiammatori e particolari inibitori.
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