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Utilizzato con frequenza a partire dagli anni Cinquanta del XX secolo, il paracetamolo ha alle spalle una storia davvero curiosa. Per curare le affezioni respiratorie, febbre e dolori osteoarticolari, infatti, si utilizzava un farmaco chiamato acetanilide, conosciuto con il nome di "antifebbrina". Intorno al 1886 due medici, di nome Cahn e Hepp, erano alle prese con il naftalene, per saggiarne il potenziale curativo e somministralo ad un paziente affetto da diverse tipologie. Essi, però, utilizzarono per errore un altro composto che, successivamente, fu identificato come acetanilide che, effettivamente, era in grado di apportare diversi benefici alla salute. Grazie a Carl Duisberg, direttore della Bayer e alla sintetizzazione di una sostanza definita fenacetina, si ottenne una sorta di "prototipo" dell'attuale paracetamolo, senza gli effetti tossici derivati dalla fenacetina.
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Definito anche acetaminofene, il paracetamolo è considerato un farmaco antipiretico e analgesico decisamente sicuro, da poter somministrare, ovviamente con dosaggi particolari e controllati, anche ai neonati. Pur potendo essere assunto per combattere affezioni di tipo artritico e muscoloscheletrico, il paracetamolo non rientra assolutamente nella sfera degli antinfiammatori, bensì in quella degli analgesici e, pertanto, in grado di combattere il dolore. Derivato dal processo di acetilazione del para-amminofenolo, il paracetamolo può essere assunto per via orale o rettale, ma anche in via parenterale, ovvero in via intradermica, sottocutanea o intramuscolare. Utile per combattere mialgie, raffreddamenti, dolori mestruali, mal di testa e dolori articolari, il paracetamolo può essere assunto, dagli adulti, nella quantità di 500-1000 mg giornalieri a seconda dei casi.
Pur essendo un farmaco decisamente sicuro, il paracetamolo va assunto con moderazione dai pazienti che presentano talune malattie croniche, i cui farmaci potrebbero interferire con il paracetamolo stesso. In particolare, esso deve essere somministrato con cautela e sotto stretto controllo medico ai pazienti affetti da patologie al fegato, a coloro che soffrono di anemia emolitica e a chi soffre di ipovolemia e cachessia. Inoltre, il paracetamolo va assunto con particolare cautela da chi soffre di disturbi alimentari, anoressia e bulimia in primis, da chi ha sofferto o soffre per disturbi legati all'assunzione di alcolici o sostanze stupefacenti e, infine, da chi fa uso di farmaci oppiacei. Sebbene la casistica sia davvero scarna, tra gli effetti collaterali si annoverano shock anafilattico, anemia, edema, orticaria e ematuria.
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