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Diagnosticare un'ipofunzione della tiroide ad uno stadio manifesto è piuttosto facile, dati i vari sintomi che determina, i quali orienteranno il medico verso la decisione di misurare i valori ormonali del paziente con gli esami del sangue. Più arduo invece scoprire la forma subclinica, che può essere del tutto asintomatica o associata a manifestazioni minime e comuni ad altre condizioni, come ad esempio una certa stanchezza o freddolosità, oppure depressione e incremento ponderale. Talvolta si può avere un'alterazione di alcuni parametri di laboratorio, dei quali il più comune è l'ipercolesterolemia. Anche i trigliceridi possono risultare aumentati. La certezza della diagnosi avviene con il dosaggio di Tsh (l'ormone che regola l'attività della tiroide), Ft3 ed Ft4. In presenza di ipotiroidismo subclinico si avrà un rialzo del Tsh, con valori superiori a 5 mlU/L. Invece le concentrazioni di Ft3 ed Ft4 saranno normali. L'ecografia può rivelare una tiroide normale o ingrossata.
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Le possibili ragioni alla base di un ipotiroidismo subclinico sono diverse. La più frequente è la tiroidite di Hashimoto, di origine autoimmune. Si verifica quando l'organismo produce particolari autoanticorpi, chiamati antiperossidasi e antitireoglobulina, che attaccano i tireociti (cellule della tiroide). Questo può generare una forma subclinica, oppure, col tempo, mutarsi in un ipotiroidismo conclamato. E' accertata la predisposizione familiare, e, come per ogni disfunzione tiroidea, è più frequente nel sesso femminile. Anche alcuni farmaci nuocciono al benessere di questa ghiandola, se usati a lungo. Fra quelli dannosi troviamo il litio, per cure psichiatriche, l'amiodarone per il cuore, i betabloccanti, gli antitubercolari e l'interferone alfa per l'epatice C. Una terapia nella regione del collo con iodio radioattivo può causare anche a lunga distanza di tempo questo problema. La carenza cronica di iodio in Italia è retaggio del passato, mentre nel terzo mondo è ancora oggi la prima causa di distiroidismi. Infine, da menzionare l'evidenza che introiti eccessivi di calcio, fluoro, zinco o rame possono rallentare l'attività tiroidea, con incremento del Tsh.
Nella maggior parte di casi, quando il rialzo della tireotropina (Tsh) è molto modesto, inferiore a 10 mgU/L, e se non ci sono sintomi di ipotiroidismo le linee guida suggeriscono di monitorare la situazione senza intervenire. Il paziente, insomma, dovrà limitarsi a ripetere gli esami a determinati intervalli. Viceversa, ci sono condizioni in cui è opportuno instaurare una terapia che riporti il Tsh a valori normali. L'ipercolesterolemia e lo scompenso cardiaco sono fra queste, dato che anche le forme subcliniche di ipotiroidismo possono incidere in negativo su tali problematiche. Idem per la gravidanza, durante la quale in assenza di terapia può verificarsi un'aumentata incidenza di parto prematuro, aborto spontaneo o diabete gestazionale. La terapia sostitutiva si effettua con la levotiroxina, da assumersi alla mattina a digiuno, di solito per tutta la vita.
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