Prove intolleranze alimentari

La diagnosi delle intolleranze alimentari e la dieta ad esclusione

Dal punto di vista statistico, sono affetti da intolleranze alimentari circa il 3% degli italiani. I primi sintomi che possono far pensare ad un'intolleranza riguardano l'apparato digerente, come dolore all'addome, senso di gonfiore, diarrea, vomito e anche stanchezza. Il medico eseguirà prima un'anamnesi del soggetto e della sua famiglia, oltre ad una visita e quindi deciderà di sottoporre il paziente ad uno o più dei vari test specifici disponibili, per individuare l'alimento o gli alimenti responsabili. Tra i cibi che più frequentemente sono causa di intolleranza ci sono: il frumento, il latte e i derivati, il lievito, le uova e la frutta secca. La prima prova può essere la dieta ad esclusione, eliminando per 2 settimane un cibo o gruppo di cibi. La scomparsa dei sintomi è utile per effettuare una diagnosi. Dopo la sospensione segue la reintroduzione dei cibi sospetti.
Alcuni cibi allergenici

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I test per valutare eventuali allergie agli alimenti

Esecuzione di Prick Test Le prove per le intolleranze alimentari comprendono quelle convenzionali ed altre che non lo sono. I classici test allergologici appartengono alla prima categoria e sono: Prick Test, Prick by Prick, RAST, Prist e il Test di Scatenamento. Nel Prick Test e nel Prick by Prick vengono applicati sulla pelle degli allergeni e si osservano le eventuali reazioni negative. Il RAST e il Prist prevedono un prelievo di sangue per la ricerca di anticorpi (immunoglobuline) specifici e totali. Nel Test di Scatenamento vengono somministrati al paziente, per via orale, degli allergeni alimentari per valutarne le reazioni sintomatiche. Queste prove comunque si eseguono per escludere una vera e propria allergia che provoca una determinata reazione del sistema immunitario all'alimento. Ad essi sono abbinati esami clinici, spirometria e visita medica.

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Le prove per le intolleranze alimentari non convenzionali

Risultati di un ALCAT Test Questo tipo di test non fa parte degli strumenti di diagnosi offerti dal Servizio Sanitario Nazionale. Uno di questi è l'ALCAT Test il quale prevede un prelievo di sangue del paziente per la misurazione strumentale delle variazioni di volume dei granulociti neutrofili (globuli bianchi) quando entrano in contatto con l'alimento sospetto. Il Citotest, il Bryan-Test ed il Nu-Tron si basano sullo stesso principio ma la dimensione dei globuli bianchi e le loro variazioni sono valutate direttamente al microscopio ottico perciò i risultati possono essere differenti in base all'operatore e poco riproducibili. Il DRIA si basa sulla misurazione della riduzione della forza muscolare in seguito al contatto della mucosa orale o nasale con l'alimento dannoso. Il paziente esegue un esercizio per il quadricipite femorale e un computer misura il calo di prestazione.


Prove intolleranze alimentari: I test elettrodiagnostici per le intolleranze alimentari

Un test elettro-diagnostico Tra i test elettro-diagnostici per le intolleranze alimentari c'e il Vega Test, basato sulla fisica quantistica, nel quale il soggetto in esame tiene un elettrodo con la propria mano collegato ad un dispositivo che rileva l'energia. Il circuito è chiuso da una punta metallica che l'operatore poggia ad un dito del paziente. Estratti degli alimenti da valutare sono inseriti uno alla volta nella macchina che controlla la reazione del corpo. Prove simili sono Mora, Sarmtest e Bio Strenght Meter. Tra le prove per le intolleranze alimentari c'è anche il Creavutest nel quale il soggetto tiene un puntale elettromagnetico sull'indice della mano destra e nella sinistra un magnete. Un computer invia alcuni impulsi elettromagnetici al dito, simili a quelli che il cibo dannoso dovrebbe dare all'intestino. Secondo l'agopuntura per il dito indice passa il meridiano intestinale.



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