Il capezzolo ha dunque una sua utilità, una sua bellezza una sua sensualità. E’ una parte del corpo della donna bellissimo, ma anche estremamente delicata. Il seno e di conseguenza il capezzolo vanno protetti e curati con la massima attenzione. L’allattamento ad esempio, è una fase cruciale per una donna, oltre che importante dal punto di vista morale. Il neonato necessita del latte materno per il suo naturale nutrimento, ma spesso l’allattamento stesso, per la donna rappresenta una vera e propria sofferenza. La prima conseguenza di questi dolori sono le famose ragadi al seno, piccoli taglietti che si formano sul capezzolo appunto, dovuti all’allattamento o alla postura, che possono arrivare a sanguinare e portano fastidi o dolori. Le ragadi al capezzolo, vanno curate in primis con dei dischetti d’argento che si applicano sul seno. Di solito di applicano poco prima del parto come prevenzione, o subito dopo la prima poppata del neonato. Le proprietà anti batteriche e cicatrizzanti dell’argento, aiutano a prevenire o curare questi fastidi. I dischetti in questione una volta utilizzati, vanno disinfettati e lavati con acqua abbondante. I capezzoli stessi, prima e dopo la poppata dovranno essere puliti e “sterilizzati” poiché il succhiare del bambino, non farà altro che peggiorare la situazione aumentando il dolore. I dischetti d’argento possono essere applicati sempre, anche sotto il reggiseno.
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Il seno è la parte del corpo di una donna maggiormente sensibile, essendo collegato alla sessualità e all’allattamento dei propri figli; di conseguenza, qualsiasi dolore si avverta, non va assolutamente sottovalutato, considerando che l’inclinazione alle malattie a quest’organo sono frequenti e comportano uno stress psicologico oltre che fisico. I dolori al capezzolo, al seno e alla zona ascellare non vanno minimamente sottovalutati, ma vanno sottoposti ad un attento esame di un senologo che potrà stilare la diagnosi appropriata e garantirci la cura ideale per la problematica in questione, sottoponendo la paziente ad una mammografia e a indagini specifiche rispetto alla sintomatologia. Un lieve rossore, che alteri il normale colorito rosaceo o scuro del capezzolo, o un prurito costante ad esso, una macchiolina anomala, una crosticina formatasi senza spaccatura alcuna, una ferita, anche minima, vanno sottoposte all’attenzione medica, poiché costituiscono campanelli d’allarme o sintomi di un principio di tumore al capezzolo e al seno. Il tumore al capezzolo, colpisce il venticinque per cento delle donne, un numero cospicuo, di certo, e nella maggioranza dei casi, è in uno stadio avanzato. Le cellule maligne, dove ha sede la massa estranea, hanno la forza di proliferare ed arrivare ad attaccare anche zone “esterne” al seno stesso, come il capezzolo.
Il capezzolo non è solo un punto erogeno, non è solo un simbolo di sensualità, non ha la sua ragion d’essere solo nell’allattamento, non è solo un punto delicato del nostro corpo ed una parte del seno che va protetta e controllata continuamente, ma è anche un canale d’ingresso. Oggi giorno le donne, sempre di più tendono alla non accettazione del loro corpo, in particolare del loro seno. Modelli ideali da copertina, sollevano nell’immaginario collettivo femminile un senso di scontentezza rispetto al proprio corpo, che sempre di più, nella stragrande maggioranza dei casi, si tramuta in desiderio di “somiglianza” rispetto al modello preso in considerazione. Soprattutto dopo i trentacinque/quarant’anni, le donne, vedendo il loro corpo invecchiare, e il loro seno perdere tonicità, (anche a causa l’allattamento), prendono in considerazione la chirurgia plastica. Le protesi mammarie, hanno come via d’accesso il capezzolo, o meglio l’areola che fa parte di esso,che è il veicolo attraverso il quale il corpo volumizzante viene introdotto senza cicatrici eccessive e visibili. Una triste patologia del capezzolo è l’introflessione. E’ una conformazione naturale e congenita dello stesso, o in alcuni casi una conseguenza di infiammazioni, infezioni, o interventi chirurgici, che porta delle problematiche come l’impedimento di allattare. Esteticamente il capezzolo introflesso non è normale, ma si presenta schiacciato su se stesso, senza la sua naturale protuberanza verso l’esterno. Fortunatamente, poche donne soffrono di questa patologia, la percentuale è infatti parecchio bassa. Esistono delle cure per questa tipologia di capezzolo che sono: l’intervento chirurgico e l’applicazione di piccole protesi. Il primo è ovviamente più invasivo e compromette, nella maggior parte dei casi, l’allattamento in sé. Il capezzolo viene tirato e “strozzato”; una parte di esso viene posizionata in modo tale da impedirne una nuova ritrosi. L’applicazione della protesi invece è meno invasiva ma più fastidiosa e lunga. Una piccola ventosa, viene applicata sul capezzolo affinchè questo protenda verso l’esterno. Il trattamento dura parecchi mesi, e comporta dolori e fastidi. La correzione di questa problematica è avvenuta (anche se parliamo di pochissimi casi), con l’applicazione di un piercing. Questo piccolo gingillo in voga, sul capezzolo, sulla lingua, sulle orecchie, ha portato, in alcuni casi di capezzoli introflessi, a miglioramenti netti, senza particolari conseguenze.
Al giorno d'oggi purtroppo gli episodi di cancro al seno sono davvero numerosi. In alcuni casi, se il problema viene diagnosticato in tempo è possibile ricorrere alla chirurgia ed elimarlo alla radice proseguendo, non certo senza traumi, con la propria vita. Nei casi più gravi e difficili, il cancro non viene diagnosticato in tempo e nessun intervento risulterebbe efficace. Importante è quindi la prevenzione e i controlli costanti (almeno due volte l’anno) presso il senologo di fiducia, o eventualmente dal ginecologo, prescindendo dall’età; bisogna effettuare un’ecografia e un’autopalpazione continua, che permetta alla donna di controllare se intorno al capezzolo e al seno stesso si presentano anomalie, protuberanze, piccoli noduli. Non solo il seno ma anche la zona propria del capezzolo è molto importante per capire se si gode di buona salute o ci sono piccoli segnali che fanno intendere che qualcosa non va. Dedicare quindi anche pochi minuti all'autopalpazione è fondamentale per evitare danni altrimenti irreparabili!
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