Lampade abbronzanti

Le lampade abbronzanti

La pratica è diffusissima, divenuta vero e proprio costume nell’ultimo decennio. Le lampade abbronzanti sono divenute un rituale irrinunciabile per gran parte degli italiani, decisi a mostrare un colorito della pelle più scuro per un periodo molto più lungo della classica tintarella estiva, le cui tracce a fine settembre – di norma – sono già pochissime. Un visto pallido, bianco, è ormai considerato quasi fuori moda. Così, a distanza di qualche decennio, la situazione è ribaltata: molti sono alla ricerca dell’abbronzatura perenne, quella che – ad inizio dello scorso secolo – contraddistingueva chi era costretto a lavori manuali, con l’esposizione giocoforza ai raggi solari. La pelle chiara, candida, era così propria di classi sociali più abbienti. Oggi, però, anche se non si frequentano i solarium, le lampade abbronzanti fanno parte della nostra quotidianità, tanto che il numero di questi centri in Italia sembra si stia assestando attorno a 13mila, cifra in costante crescita secondo i più recenti rilevamenti. C’è una distinzione fondamentale che serve fare subito: le lampade emettono raggi ultravioletti fluorescenti (le radiazioni ultraviolette emesse dipendono dalla composizione dei sali fluorescenti presenti nella superficie interna del tubo al quarzo, che funge da involucro della lampada) oppure raggi UVA, UVB e UVC (sono le lampade UVA ad alta pressione e che contengono vapori di mercurio e alogenuri metallici. I raggi UVB e UVC sono poi filtrati, in modo tale che soltanto i raggi UVA riescono a colpire il corpo). C’è poi un’ulteriore classificazione tra lampade trifacciali ed esafacciali. Le prime “colpiscono” soltanto il volto, fino al decolté; le esafacciali, invece, portano lo spettro della luce in tutta la parte superiore del corpo. Entrambe possono essere accompagnate da piccoli accessori come abbronza-mani e abbronza-schiena.
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Tipologie di carnagione

doccia abbronzante Ovviamente, in un solarium è possibile anche l’abbronzatura integrale, grazie a dei lettini solari o alle molto più utilizzate docce, preferite per velocità, qualità (l’abbronzatura risulta essere molto più uniforme) e igiene. Sono però tante le informazioni che, soprattutto per l’approssimazione della gran parte dei centri estetici, sfuggono sia agli habitués del solarium che ai neofiti. E’ fondamentale sapere che le lampade abbronzanti possono essere addirittura nocive per alcuni tipi di carnagione: esiste così una distinzione in quattro livelli. Il primo, fototipo numero uno, è quello più a rischio: comprende i soggetti con carnagione molto chiara, capelli rossi o biondi e che già al sole sono costretti ad usare diverse protezioni per evitare scottature o eritemi. Si intuisce facilmente che, all’aumentare del livello, diminuiscono i “pericoli”. Le persone con carnagione più olivastra, e a cui basta una leggere esposizione al sole per provocare già una lieve abbronzatura, riescono ad ottenere ottimi risultati per la facilità con cui si sollecita la melanina, fattore determinante delle nostre tintarelle. Sono i fenomeni di pigmentazione immediata e abbronzatura ritardata, entrambi tipici di persone che hanno di natura una pelle più scura. Basterebbe così rivolgersi ad un medico per capire il trattamento più adatto, prima di recarsi in un centro.

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    Scegliere l'abbronzatura ideale

    lampada abbronzante La carnagione non è l’unico fattore a determinare se ad una persona è consigliabile o meno sottoporsi ad una lampada abbronzante, tenendo ben presente che anche l’OMS ha classificato queste pratiche come potenzialmente nocive e fautrici di melanoma: a tal proposito, proprio l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha vietato ai minorenni e alle donne in dolce attesa di farne uso, tanto che in Francia, Spagna e California tale divieto è diventato addirittura legge. Particolarmente attente devono essere le donne in gravidanza, persone che hanno un alto numero di nei, o chi – nelle parti esposte – presenta dei tatuaggi. Se poi si sono assunti, a distanza di poco tempo, dei medicinali, è buona norma informarsi se c’è rischio di reazione ai raggi Ultravioletti e UVB. Senza dimenticare coloro che si sono sottoposti – poco tempo prima – ad interventi chirurgici estetici. Se non fate parte di queste categorie, siete così pronti alla vostra lampada. Le piccole attenzioni prima di entrare in doccia o stendervi su un lettino, ricordando che gli occhialini sono spesso forniti dai centri estetici e che le lenti a contatto possono recare fastidio, sono d’obbligo: una crema protettiva (assolutamente da evitare sia oli che creme grasse, soprattutto sul viso e – come facilmente intuibile – prodotti che accelerano l’abbronzatura in spiaggia) può aiutare chi non frequenta spesso il solarium, per idratare alcune parti più sensibili come contorno degli occhi, o anche le labbra. Rimuovere – consiglio rivolto ovviamente alle donne – il trucco evita inoltre un fastidioso “filtro” ai raggi abbronzanti.


    Consigli da seguire

    Una volta dentro, entra in gioco un ulteriore aspetto che ha favorito il boom di tali pratiche: massimo relax, incontro con i pensieri, spesso dopo una giornata di duro lavoro e stress psicofisico duro da smaltire. Con o senza costume (siete completamente soli e lontani da occhi indiscreti) cominciano minuti di completo riposo (tra i sei/dodici in caso di dodici, circa il doppio per la classica lampada), al termine dei quali è un segnale acustico a determinare la fine della sessione. Occhio, però, a non sonnecchiare: ai primi sentori di scottatura, bisogna subito interrompere la sessione ed evitare così conseguenze ben più gravi, ricordando di restare sempre a una distanza minima di 40 centimetri dalla fonte di luce. Il contrattempo, però, è dietro l’angolo: così, se c’è una piccola ustione, meglio rivolgersi ad un dermatologo. E’ consigliabile scegliere all’inizio dei periodi contenuti per abituare la pelle, per poi aumentare la durata se si vuol replicare a distanza di poco tempo. La distanza temporale tra i trattamenti è un altro argomento di viva discussione tra i dermatologi di tutto il mondo. Si è trovata, comunque, una linea comune che stabilisce in almeno 48 ore il minimo lasso di tempo che intercorre tra due lampade abbronzanti, ma allo stesso tempo si è cercato di stabilire un tetto massimo di dieci/venti sedute annue, a seconda della predisposizione naturale della pelle. Il tetto massimo di sedute annue si è stabilito dopo che nel luglio 2009, terminando una querelle durata anni, l’OMS ha aumentato il fattore di rischio di lettini e lampade abbronzanti al livello massimo, stabilendo che la probabilità di melanoma, di certo la forma più aggressiva di cancro alla pelle, per persone con meno di trenta anni aumenta incredibilmente al 75%.


    Lampade abbronzanti: Statistiche e problematiche

    abbronzarsi subito Di recente, poi, sono stati poi pubblicati i risultati di uno studio condotto dai un istituto di ricerca italiano. Questo un estratto, emblematico: “Nell’ultimo quinquennio, i decessi attribuiti a melanoma cutaneo sono stati 4.000 nei maschi e oltre 3.000 nelle femmine, corrispondenti a tassi medi di mortalità rispettivamente di 5 e 6 su 100.000 abitanti l’anno. Però con punte di incidenza superiori a 10 per 100.000 abitanti in ambedue i sessi a Trieste e superiori al 6-7 per 100.000 a Genova, in Veneto ed in Romagna. Nelle Regioni italiane settentrionali la mortalità per melanoma cutaneo è – per entrambi i sessi - circa il doppio di quella registrata nelle Regioni meridionali”. Un dato che può spaventare, ma che viene a cadere – meglio ribadirlo – se non si esagera con le sedute. Tanti, poi, i miti da sfatare: molti pensano che una più costante esposizione ai raggi UVA prima dell’estate possa poi favorire una migliore e – soprattutto – più duratura abbronzatura: falso, considerato che nei solarium è sollecitata soltanto la parte superficiale della pelle, e che ciò non garantisce nessuna ulteriore protezione dai raggi solari. Non è invece un falso mito il problema rughe: si replica, infatti, un normale processo di invecchiamento della pelle. La differenza è che questo processo è di molto accelerato: il degrado delle fibre elastiche della pelle del volto e del collagene del derma è repentino e spesso irreversibile. Non c’è possibilità di ricostruzione e il fenomeno di foto-invecchiamento prende il largo. Fragilità, ruvidezza e secchezza della pelle del volto diventano così nemici da combattere e difficilmente battibili. Alle rughe poi fa da cornice anche la dilatazione dei vasi sanguigni, processo dovuto proprio al deteriorarsi delle fibre di collagene che li circondano.



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