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Il test Conconi prende il nome dal medico sportivo Francesco Conconi, che lo ha ideato con la sua equipe e ha cominciato ad utilizzarlo dal 1982. Oltre al test classico, Conconi ha anche ideato una variante, o meglio una prosecuzione, che permette di calcolare la potenza anaerobica lattacida. Il test ha ricevuto il plauso di buona parte del mondo scientifico sportivo e il suo impiego è oggi molto diffuso fra i medici sportivi. Soprattutto negli anni '90 però sono sorte diverse perplessità, non tanto sul metodo in sè, quanto sull'accuratezza del test e sulla sua attendibilità nel determinare la soglia anaerobica. Verifiche dirette sulla produzione di acido lattico (tramite prelievi di sangue) sembrerebbero smentire l'attendibilità del test di Conconi, che rimane comunque in uso come alternativa semplice e non invasiva rispetto ai test diretti.
Conconi oltre al suo test classico ha sviluppato anche una variante che permette di calcolare la potenza anaerobica lattacida dell'atleta in esame. Dopo avere raggiunto la soglia anaerobica con il test classico, si prosegue con 200 metri di corsa o 20-30 secondi di ciclette. L'energia prodotta in questo intervallo dipende dal metabolismo anaerobico lattacido. La differenza fondamentale fra i due tipi di metabolismo è che quello aerobico è in grado di produrre energia senza che nessuno "scarto" metabolico si depositi nei muscoli e nel sangue. Oltre una certa soglia il corpo di sforzo o di resistenza però il corpo ha bisogno di attivare un secondo tipo di metabolismo, quello anaerobico, in grado di produrre più energia ma che causa accumulo di acido lattico nel sangue e nei muscoli. L'efficienza dei due tipi di metabolismo e la soglia che li determina dipendono in buona parte dalla forma fisica e dall'allenamento.
Effettuare da soli un test di Conconi è possibile, bastano un cardiofrequenzimetro e un tapis roulant. Prima di tutto bisogna effettuare qualche minuto di riscaldamento, e poi è possibile cominciare il test (5-10 minuti per i meno allenati, fino a 30 per i professionisti). I soggetti non allenati possono cominciare con una velocità di 4-5km/h, incrementando di 0,5 km/h ogni 30 secondi. Per i soggetti più in forma invece si può partire da una velocità di 6-7 km orari da incrementare di 1 km/h ogni mezzo minuto. Ora è necessario realizzare un grafico incrociando la velocità (i valori crescono lungo le ascisse, cioè in orizzontale) e la frequenza cardiaca misurata dal cardiofrequenzimetro (sulle ordinate). Dovrebbe risultare dal grafico un incremento regolare, fino ad un punto di rottura in cui il rapporto fra frequenza e velocità cambia drasticamente. Quel punto è la soglia anaerobica.
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