Esistono tre fasi dell'osteocodrosi: quella degenerativa, la necrotica e la riparativa. La prima fase comporta una degenerazione di tipo cartilagineo, dello strato che si trova tra la cartilagine articolare e il nucleo epifisario. Oltre a un piccolo appiattimento osseo, si riscontra un'interruzione del flusso dl sangue, un'occlusione dei vasi sanguingni trombizzati con fenomeni fibrosi. Nella fase necrotica si manifesta una necrosi con frammentazione dell'osso subcondrale. In particolare si denotano una deformazione del nucleo epifisario, un ingrossamento o accorciamento del collo femorale, un'incongruenza articolare. La terza fase, quella riparativa, è la fase in cui le articolazioni cercano di rigenerarsi, per recuperare il danno instaurato. Il risultato di quest'ultimo stadio dipende molto dal tipo di trattamento prescelto, al fine di arginare il danno cartilagineo ed evitare l'erosione ossea.
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L'osteocondrosi, che si manifesta in età adolescenziale, comporta un affaticamento nello svolgere le attività sportive. L'articolazione colpita appare dolente ed è possibile riscontrare un gonfiore, un edema dovuto alla presenza di versamento articolare. Il progressivo blocco articolare si presenta con una difficoltà a deambulare, in caso di osteocondrite al ginocchio si tende a zoppicare, per via della limitazione alla intrarotazione. Il dolore nelle prime fasi risulta sopportabile, con il passare del tempo si fa via via più intenso: colpendo in modo lento ma inesorabile le parti ossee, in modo intermittente, impedisce in parte lo svolgimento delle funzioni quotidiane. Quando iniziano a delinearsi i primi frammenti cartilaginei, quest'ultimi si staccano provocando dolori forti e continui, con una conseguente riduzione della motilità articolare. Collegata all'osteocondrite è l'ipertrofia del quadricipite: questi muscoli, rilassandosi per via del malfunzionamento articolare, aggravano ancor più la mobilità degli arti colpiti.
Quando si manifestano i primi sintomi della patologia osteocondrale, occorre rivolgersi repentinamente a uno specialista del settore. L'ortopedico, con una visita approfondita, valuterà la situazione, richiedendo lo svolgimento di esami specialistici, come la risonanza magnetica e la TAC. La diagnosi precoce, che si serve di questi accertamenti diagnostici, è indispensabile per evitare lo svolgimento di trattamenti invasivi, come l'artroscopia, al fine di fermare l'evoluzione dell'osteocondrosi. La terapia conservativa impartita consiste nel riposo per almeno 6-8 settimane, l'applicazione di ghiaccio sulla parte dolente, da svolgersi per almeno tre volte al giorno. Nei giovani colpiti da tale patologia si ricorre all'uso del gesso, che immobilizza gli arti inferiori. La terapia farmacologica con la somministrazione di anti-infiammatori per lenire il dolore, va svolta secondo consiglio medico.
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