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I sintomi dell'infarto sono costituiti da un dolore improvviso ed intenso, quasi come una morsa, in corrispondenza del centro del torace e della bocca dello stomaco; proprio per questo motivo, le persone confondono spesso un infarto per un mal di stomaco acuto. Sintomi aggiuntivi sono: affanno, irrequietezza, stato ansioso, sudorazione fredda e pelle viscida, nausea, vomito ed in alcuni casi svenimento. In altri casi, invece, l'infarto è detto silente perché non manifesta tutti i sintomi e viene evidenziato solo con esami successivi. Dopo un infarto miocardico il muscolo cardiaco può essere danneggiato al punto tale da compromettere la funzione di pompa del cuore, innescando uno stato di scompenso cardiaco. Spesso, post-infarto, possono comparire aritmie o ritmi cardiaci anomali, potenziali concause di morte. La morte per infarto può sopraggiungere proprio per incapacità del cuore stesso di recuperare il regolare ritmo e la normale frequenza, innescando una serie continuativa di fibrillazioni, contrazioni involontarie e consecutive, insufficienti a pompare il sangue nelle camere ventricolari.
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In corso di infarto bisogna intervenire tempestivamente per ripristinare la funzionalità del cuore e il suo ritmo, attraverso defibrillatori elettrici o attività farmacologica. I soggetti che hanno subito un infarto possono anche presentare invalidità temporanee o permanenti, se il blocco cardiaco è stato eccessivamente lungo da danneggiare le cellule cerebrali per assenza di ossigeno prolungata. La riabilitazione dei pazienti cardiopatici prevede un recupero dello stato di salute lento e programmato, impostato in modo da ridurre tutti i fattori di rischio, per cui un paziente dovrà: sottoporsi a dieta, praticare una leggera attività fisica (solo se consigliato dal cardiologo), ridurre la propria circonferenza vita e diminuire il peso, eliminare il fumo, grassi e cibi ricchi di colesterolo, prediligendo una vita meno stressante e più salutare.
La diagnosi di infarto miocardico è fatta sulla base della sintomatologia clinica, sulla rilevazione dell'alterazione degli enzimi cardiaci, sull'ECG (elettrocardiogramma), su un'angiografia e su ecocuore ed ecocolordoppler.La terapia d'urgenza viene effettuata con forti analgesici ed ossigeno terapia ed in alcuni casi diuretici per trattare lo scompenso cardiaco eventuale. Soprattutto dopo un episodio di infarto, il soggetto interessato dovrà sottoporsi periodicamente a controlli ed eseguire misure cautelative che vadano a ridurre ulteriormente le possibilità di un nuovo attacco cardiaco. Alcuni pazienti, infatti, possono presentare infarti miocardici successivi che spesso risultano fatali. Molto frequentemente i soggetti infartuati si sottopongono ad interventi chirurgici specifici, perché la lesione cardiaca può comportare insufficienza valvolare, aritmie persistenti ma saltuarie e trombi, che vengono efficacemente stabilizzati attraverso le procedure di: somministrazione di betabloccanti e antiartmici, by-pass cardiaco, by-pass coronarico e farmaci tromboembolici.
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