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Per verificare il corretto funzionamento della cascata coagulativa occorre valutare come agiscono i fattori interessati. Esami di questo genere sono consigliati ai soggetti che soffrono di malattie cardiopatiche, o che hanno un'alta concentrazione di colesterolo LDL nel sangue. I fattori che attivano la coagulazione sono: il fattore tessutale, prodotto dai vasi danneggiati; il PF3, rilasciato dalle piastrine; l'attivatore della protrombina; la trombina; il fibrinogeno; la fibrina. I fattori che invece inibiscono la coagulazione sono: la vitamina C; la vitamina S; la plasmina; l'antitrombina III. Quest'ultima si lega con una sostanza anticoagulante, l'eparina, la biomolecola più elettronegativa in assoluto che ha quindi una potente forza attrattiva, e tende a legarsi naturalmente con l'antitrombina. Questo legame inibisce la cascata coagulativa disattivando la trombina. Inoltre, l'eparina attiva la lipasi, un enzima prodotto dal pancreas che demolisce i lipidi. Negli esami bisogna quindi valutare il tempo di azione dell'eparina, combinato a quello dei fattori coagulanti.
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Nel caso in cui gli esami suddetti facciano riscontrare l'azione insufficiente delle sostanze anticoagulanti, si passa alla somministrazione di eparina. Quest'ultima è un glucosamminoglucano naturalmente prodotto dall'organismo, in particolare nel tessuto connettivo lasso. L'eparina viene solitamente estratta dal tessuto intestinale suino o da quello polmonare bovino. Ultimamente si è valutata la possibilità di estrazione anche dal plasma umano. La somministrazione può avvenire per via sottocutanea o per via endovenosa. La prima tipologia consiste nell'iniettare la sostanza in tessuto adiposo ben vascolarizzato: le zone indicate sono i glutei, l'addome laterale o le braccia. Bisogna formare una plica con la cute, tenendola ferma tra pollice e indice. Si inserisce l'ago perpendicolarmente alla plica. L'iniezione deve durare non meno di 10 secondi e la zona non va massaggiata successivamente all'iniezione. La seconda tipologia di iniezione viene effettuata solo in ambito ospedaliero e prevede monitoraggio continuo del dosaggio.
La somministrazione di eparina deve essere ben studiata, in quanto ci possono essere molte interferenze con la funzione del farmaco. Un banale antinfiammatorio, integratori o preparazioni erboristiche possono potenziare l'azione anticoagulante. Anche lo spazzolamento dei denti deve essere delicato, per evitare rischio di emorragie. Bisognerebbe anche evitare di praticare sport di contatto, in quanto ci si procura facilmente contusioni che porterebbero alla formazione di ematomi. In caso di emofilia, o di trombocitopenia causata da leucemia, carcinomi vari o somministrazione di farmaci chemioterapici è da escludere arbitrariamente la somministrazione di eparina. Inoltre, occorre essere cauti nella somministrazione durante il periodo mestruale o i presenza di malattie epatiche; il fegato è il principale centro di produzione delle proteine plasmatiche: se la sua funzione è alterata, anche il processo coagulativo può subire variazioni. I segnali di allarme in seguito ai quali è necessario rivolgersi al medico curante sono emorragie prolungate, epistassi, presenza di ematomi o tracce di sangue nelle feci o nelle urine.
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