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Benché sotto il termine generico di connettivite si facciano rientrare circa duecento patologie che interessano il tessuto connettivo, diversa può essere l'eziologia, il modo in cui esse si originano, ma anche la modalità con cui si manifestano. Studi recenti, infatti, hanno dimostrato come le connettiviti possano dipendere sia da fattori ereditari, sia da circostanze esterne, quali l'assunzione prolungata di particolari categorie di farmaci, l'esposizione alle polveri di silicio oppure ai raggi ultravioletti. Le connettiviti di tipo ereditario, le più rare, sono riconducibili a diverse mutazioni genetiche. All'interno di tale categoria si fa rientrare la "Sindrome Ehlers Danlos", che investe soprattutto la produzione del collagene a carico di tendini, legamenti e cartilagine; l’"Epidermolisi Bollosa", chiamata anche "sindrome dei bambini farfalla" a causa della fragilità dei tessuti colpiti dalla malattia e, infine, la "Sindrome di Marfan" che colpisce cuore, occhi e ossa.
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Nei casi di connettiviti autoimmuni, il sistema immunitario impazzito inizia ad attaccare l'organismo stesso, iniziando a produrre un numero maggiore di anticorpi, identificando come estranei i tessuti, gli organi e le proteine. Tra i casi di connettiviti autoimmuni rientrano il "lupus eritematoso sistemico", un'infiammazione particolarmente intensa e fastidiosa a carico di mucose, reni, sistema nervoso e cuore; la "sindrome antifosfolipidi", caratterizzata da una coagulazione del sangue piuttosto veloce a causa della presenza di un numero decisamente più elevato di anticorpi; la "polimiosite-dermatomiosite", una malattia dalle cause ancora non del tutto chiare, accompagnata da un'infiammazione dello scheletro, da eruzioni cutanee e da un senso di debolezza a carico delle articolazioni e, infine, l'artrite reumatoide, che si presenta con un'infiammazione delle "articolazioni sinoviali", generando la successiva tumefazione delle articolazioni stesse, della pleura e del pericardio.
A seconda dei vari tipi di connettiviti, che siano esse indifferenziate o miste, diverse sono anche le diagnosi e le cure. Tendenzialmente, per diagnosticare correttamente l'insorgere di una connettivite, non solo ci si affida a quei protocolli medici ormai collaudati, ma si può anche condurre un'analisi più mirata e specifica, alla ricerca di determinati tipi di anticorpi, quali gli antifosfolipidi, gli anti nucleo e i fattori reumatoidi. Mentre nel caso delle connettiviti ereditarie, non si può che condurre un'anamnesi sulla famiglia del paziente, per diagnosticare le connettiviti indifferenziate, il percorso è più lungo e complesso. Infatti, pur in presenza di una reattività agli "anticorpi anti nucleo", potrebbero non essere soddisfatti tutti i criteri che indicano l'insorgere di una malattia del tessuto connettivo. Curate con la somministrazione, per almeno 36 mesi, di antinfiammatori non steroidei e con il cortisone, le connettiviti più gravi richiedono farmaci immunosoppressori.
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