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Su Atharvaveda, il testo sacro dell'antica religione indiana che riporta un trattato di medicina, si fa riferimento ai magneti e al loro utilizzo come mezzi terapeutici. Nella Grecia antica i medici facevano uso di anelli di metallo magnetizzato per calmare il dolore provocato dall'artrite. All'inizio del XVI secolo il medico svizzero e alchimista P.A. Paracelso ha iniziato gli studi sulle potenzialità terapeutiche del magnete, scrivendo nei suoi testi che qualsiasi parte dell'organismo umano guarisce più velocemente se viene esposto a campi magnetici. Il Dr. Samuel Hanemann (1755-1843), fondatore ufficiale dell'omeopatia, ha studiato i campi magnetici e raccomandato il loro uso terapeutico. Dalla metà del XX secolo l'interesse per la magnetoterapia e le sue applicazioni in fisiatria sono aumentate rapidamente in tutti i paesi del mondo.
La magnetoterapia fa uso di magneti e apparecchi di varie forme e dimensioni, cilindrici o a forma di parallelepipedo, di compresse, ciottoli, lingotti o fogli. Si utilizzano magneti come braccialetti, anelli, orecchini oppure inseriti nelle scarpe o negli stivali, materassi e cuscini o come bende intorno alle zone del corpo da curare. Ci sono due tipi di magneti, statici o permanenti e a magnetizzazione pulsata. I magneti permanenti hanno un campo magnetico stabile e sono commercialmente i più comuni, in quanto sono a bassa intensità ed utilizzati in autonomia e senza assistenza. Il magnetismo pulsato viene generato da apparecchi alimentati da una sorgente elettrica, si parla quindi di elettromagnetismo, hanno un campo magnetico variabile, consigliati per l'utilizzo sotto controllo medico.
La magnetoterapia è considerata non invasiva e con effetti collaterali minimi riscontrati durante il trattamento. Sono state riportate segnalazioni di mal di testa e senso di vertigini quando la terapia magnetica ha interessato la zona della carotide per periodi prolungati di tempo e si sono notati segni di irritazione e leggero rossore nelle zone del corpo dove vengono posizionati i magneti.
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