Il latte materno è certamente sostituibile dal latte in polvere, ma ha funzioni largamente più ampie rispetto a questo. Il latte materno ha sempre la giusta temperatura, è pronto in qualsiasi momento e nutre il neonato completamente. Il latte naturale, della madre, rinforza il suo sistema immunitario, lo aiuta nel processo digestivo, aiuta la crescita degli organi, stimola l’attività celebrale. La formazione del latte nella ghiandola mammaria, avviene immediatamente dopo il rilascio della placenta grazie a due ormoni, la prolattina e l’ossitocina. La prima favorisce la produzione di latte, la seconda invece favorisce la contrazione della mammella che fa fuoriuscire il latte stesso. Molte donne a causa dello stress post parto, dei dolori o ancora a causa di farmaci, producono prolattina, quindi hanno il seno turgido di latte, ma non producono ossitocina, quindi avvertono dolore durante l’allattamento stesso, perché il latte, non fuoriesce nonostante il succhiare del bambino. Generalmente però la prolattina e l’ossitocina sono stimolate proprio dal neonato stesso che con il processo di suzione, fa aumentare per riflesso la produzione delle stesse. Più il bambino sta al seno, più aumenta la produzione del latte da parte della madre. Il neonato, è perfettamente in grado, pur non essendo dotato di parola, di farsi comprendere e dalla madre, che saprà quando allattarlo e per quanto tempo; infatti quest’ultimo succhia una quantità di latte pari a quanta fame sente di avere, e ne richiede ancora, nel momento in cui questa si ripresenta. Nel momento in cui al latte materno, vengono alternati altri liquidi, come camomille, latte in polvere, il neonato tenderà a staccarsi dal seno materno piano piano, e ad assumere altri alimenti, che lo aiuteranno nella sua crescita. La madre, di riflesso appunto, smetterà pian piano di produrre latte, fino alla cessazione. Tutti i neonati succhiano fino ai sei mesi minimo, e per circa dieci volte al giorno; ovviamente la media è approssimativa e dipende da parecchie variabili. Il bambino si attacca al seno e si stacca quando è sazio, poiché alla fine della poppata, troverà la parte di latte più nutriente, la cosiddetta panna che sazia, ovvero una parte di latte più densa e più ricca di sostanze nutritive. Dopo la prima poppata ad una mammella, il piccolo potrebbe volere la seconda. Generalmente si alternano i seni, proprio per evitare che solo uno venga “sfruttato” rispetto all’altro. E’ anche vero, che la modalità di suzione del bambino determina gran parte dell’allattamento, in quanto se quest’ultimo tenderà a strizzare troppo il capezzolo, la madre sentirà dolore, tenderà a staccarlo per attaccarlo all’altra mammella.
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Questa situazione può portare anche alla formazione di piccole piaghette, le ragadi del seno, piccoli tagli che si formano proprio in conseguenza ad un allattamento doloroso. Le ragadi però possono essere curate o prevenute. Innanzitutto bisogna correggere la posizione del bambino al seno, e se c’è la formazione di ragadi su una mammella, è preferibile fargli effettuare la suzione all’altra, affinchè non si peggiori la situazione; le ragadi non vanno curate con pomate, nè con detergenti profumati, l’ideale è pulirle e disinfettarle con un detergente neutro che non rilasci odori, prima e dopo la poppata. Il bambino, a contatto con odori nuovi e strani potrebbe rifiutare il seno. Il seno va lasciato al sole, poiché questo aiuta a cicatrizzare questi piccoli tagli, ed inoltre va fatto areare. La parte lesa non deve entrare in contatto con vestiti acrilici, con reggi seni ricamati e intimi troppo stretti. Tra questi e il seno, meglio applicare una coppetta curativa, acquistabile in farmacia, che protegga e curi il seno fino alla sua ripresa ottimale. Le ragadi solitamente vanno curate con coppette d’argento, poiché quest’ultimo è un antiossidante. Altra problematica portata dall’allattamento è l’ingorgo mammario: il seno si presenta perfettamente ingrossato, pieno di latte che però non fuoriesce. In questo caso il fattore scatenante non è lo stress, ma un mancato equilibrio tra prolattina e ossitocina. Per far si che il latte venga fuori si possono effettuare piccoli accorgimenti. Si può mettere sul seno un asciugamano calda bagnata, o una bottiglia nella quale si è versato un liquido bollente. Dopo poco il latte dovrebbe riuscire ad uscire poiché l’azione del calore della bottiglia favorirà l’apertura degli orfizi e il rilassamento della pelle. Il connubio di entrambe le problematiche è la mastite, che è una vera è propria infezione dei dotti galattofori. Solitamente questa infezione porta febbre, dolore al seno ed ingrossamento di questo, per cui bisognerà ricorrere all’antibiotico. Alla mammella a cui si presenta la mastite diventa impossibile allattare. Anche il capezzolo introflesso non permette l’allattamento, ma questa problematica non si risolve con i farmaci, poiché con la sola applicazione di un cappuccio davanti al capezzolo stesso, questo, durante la fase dell’allattamento dovrebbe prendere la sua naturale forma.
Per favorire la formazione continua di latte è bene seguire semplici regole che aiutano la secrezione. Durante la doccia ad esempio, i seni, in particolare il capezzolo e areola, vanno massaggiati dolcemente, in senso circolare. Il capezzolo, durante l’applicazione di una crema, andrà spremuto bene, e l’areola va dilatata; sempre il capezzolo va sollecitato e stirato per favorirne l’erezione. Altro importante fattore è l’alimentazione della madre nel periodo di allattamento. Risulta chiaro che le sostanze nocive, o tendenzialmente tali che vengono assunte dalla madre, sono trasportate attraverso il latte al neonato. E’ dunque importante seguire un’alimentazione ricca di calcio, che è il primo elemento che garantirà la formazione del latte; importante è l’assunzione di alimenti parecchio proteici, come le uova, il pesce, la carne bianca, e dei carboidrati classici come pasta e pane. Le vitamine sono fondamentali, infatti la frutta è d’obbligo sulla tavola di una mamma! Gli alimenti che vanno evitati sono i fritti, i molluschi, l’alcool e le spezie. L’alimentazione in parte determina anche la quantità di latte prodotta, infatti, un neonato prende dal seno materno più di seicento grammi di latte al giorno, ma con una buona alimentazione, se ne può produrre ancora di più!
Il latte materno, secondo una ricerca effettuata da alcuni pediatri americani, rende i bambini più intelligenti, quindi è sempre preferibile allattare al seno se le possibilità di sono tutte. Se per una qualsiasi ragione, questo non dovesse essere possibile, il latte in polvere andrà benissimo. Solitamente è preferibile non alternare la tettarella al seno, poiché il bambino potrebbe sentirsi disorientato da due conformazioni diverse, senza contare che il piccolo sente di stare a contatto con la propria madre, con il suo respiro, con il cuore e con il suo nutrimento. Quando non risulta possibile allattare al seno, c’è il sostituto biberon, con il latte in polvere che ha un valore nutrizionale approssimativamente uguale a quello del latte materno. Nessuna madre deve sentirsi in colpa per un mancato allattamento, poiché ciò che conta al di là di tutto, è dare al proprio figlio tutto l’amore possibile. Molti farmaci ad esempio se assunti dalla madre sono dannosi per il bambino. Tra questi i più comuni sono: gli antitumorali e i farmaci contro l’artrite, analgesici, anticoagulanti, antistaminici, lassativi e tranquillanti. Possono provocare nel bambino diarrea, cefalea, allergie e problematiche di vario genere. Se la madre è dotto cura, meglio consultare il pediatra prima dell’allattamento. L’allattamento è una della fasi più significative della vita di un bambino e di una madre. Questo momento determina in maniera costante l’attaccamento ed il legame naturale che queste due persone avranno per il resto della loro vita.
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