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Affinchè venga somministrata l’epidurale, è necessario che la gestante si sottoponga alla visita di un anestesista, effettuando circa un mese prima del parto una serie di controlli specifici, come l’elettrocardiogramma, l’emocromo e le analisi del sangue. Se attraverso le analisi, non vengono riscontrate problematiche di alcun tipo, la gestante dovrà firmare un modulo, il cosiddetto consenso informativo, con il quale acconsente di sottoporsi ad un’anestesia locale. Quando inizia il travaglio, la gestante, viene sdraiata su un fianco, e viene disinfettata la zona in cui verrà effettuata l’iniezione. Quando viene introdotto l’ago all’interno dei tessuti, è possibile che la paziente avverta una pressione leggera; questa pressione, viene avvertita a causa delle dimensioni dell’ago stesso e della profondità di penetrazione nell’epidermide. Prima di rimuovere l’ago, viene inserito un tubicino che dovrà rimanere fisso fino a quando sarà ultimato il parto, per cui verrà medicato con una benda sterile, che servirà a tenerlo fermo. Il tubicino, ha la funzione di permettere l’iniezione di altri farmaci durante la fase di travaglio, senza provocare problematiche alla gestante. Durante il parto, l’anestesista, resta comunque presente per monitorare la pressione arteriosa e l’ossigenazione del sangue, mentre l’ostetrica si occuperà del monitoraggio del cuore. La paziente non avverte alcun dolore, ma resta comunque vigile e può quindi collaborare al parto, effettuando le classiche spinte, senza però avvertire alcun dolore. Questa metodologia viene preferita sia per il parto naturale, perché elimina la problematica delle contrazioni, sia per il cesareo, che favorisce l’iniezione dell’anestesia mediante il tubicino impiantato precedentemente. Questo metodo indolore, può in alcuni casi comportare delle complicazioni, anche se minime, come la cefalea, ematomi, necessità di somministrare farmaci per stimolare le contrazioni che non possono più essere controllate dalla paziente. L’anestesia, al giorno d’oggi, non viene considerata pericolosa per la madre e per il nascituro, e va scelta in piena autonomia dalla gestante stessa. Accade che durante il travaglio, la gestante potrebbe non desiderare più di essere anestetizzata, ma in questo caso, il tubicino, non viene rimosso perché è possibile che se il parto è naturale, la paziente possa comunque chiedere durante il travaglio, la somministrazione di ulteriori farmaci. Oggi questo tipo di iniezione comporta un successo al novanta per cento, per cui, le gestanti, concordano prima con l’anestesista la visita di controllo. Il parto è un momento dolorosissimo, che oggi viene vissuto con estrema tranquillità.
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