Sia nei pazienti affetti da conclamata malattia da reflusso gastroesofageo che nei soggetti sani un ruolo molto importante è rivestito dalla prevenzione che spesso può scongiurare il ricorso ai farmaci. Negli ammalati da esofagite da reflusso infatti adeguati comportamenti preventivi costituiscono una vera e propria terapia. Le principali regole da seguire sono: - evitare fumo e alcool; - ridurre l'assunzione di caffeina; - fare pasti piccoli ma frequenti; - eliminare cibi fritti e cioccolata; - mangiare lentamente; - ridurre la quantità di liquidi durante i pasti; - evitare di coricarsi subito dopo aver mangiato; - dormire con la testa sollevata (utile l'utilizzo di un secondo cuscino); - seguire per quanto possibile uno stile di vita regolare e poco stressante. Questi accorgimenti oltre ad alleviare e a prevenire i sintomi della malattia da reflusso gastroesofageo aiutano ad evitare le ricadute.
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In assenza di prevenzione o quando questa non è sufficiente si deve ricorrere alla terapia farmacologica.La cura idonea verrà prescritta dal medico in base alla sintomatologia, alla gravità dei disturbi e all'eziologia dell'esofagite. Inoltre per la stadiazione della malattia può essere necessario eseguire una EGDS (esofagogastroduodenoscopia) che è l'esame principe per la diagnosi dei disturbi gastrici. I farmaci disponibili sono suddivisi secondo il loro meccanismo d'azione. Gli antiacidi da banco hanno il privilegio di eliminare velocemente i sintomi dell'esofagite ma con un effetto temporaneo. Gli alginati invece riducono il reflusso e creano una barriera protettiva alla mucosa dell'esofago, l'assunzione è consigliata dopo i pasti e prima di andare a dormire. I farmaci di maggiore utilizzo nella cura dell'esofagite sono gli inibitori della pompa protonica che riducono la produzione di succhi gastrici da parte dello stomaco. Infine gli stimolanti della motilità intestinale accelerano lo svuotamento gastrico facilitando così il funzionamento dello sfintere gastroesofageo.
Una scarsa prevenzione, un trattamento farmaceutico non idoneo o una bassa compliance del paziente alla terapia causano un'irritazione cronica della mucosa dell'esofago che può sfociare in serie complicanze. Un'infiammazione prolungata nel tempo, infatti, causa un logoramento crescente della parete esofagea fino a provocare vere e proprie perforazioni (ulcere). La complicanza più grave che può derivare dall'evoluzione dell'esofagite è l'esofago di Barrett che consiste nella trasformazione delle cellule della mucosa in cellule tumorali. Questa lesione precancerosa si manifesta nel 10% circa dei pazienti affetti da esofagite da reflusso gastroesofageo. Importante dunque in presenza dei sintomi dell'esofagite intraprendere immediatamente un'adeguata prevenzione e contemporaneamente rivolgersi al proprio medico.
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