L'aterosclerosi non è sempre facilmente diagnosticabile. I sintomi, infatti, possono essere assenti o aspecifici, finché non si verifica un evento importante e a volte irreversibile come infarto, embolo o ictus. Quando il numero e le dimensioni degli ateromi sono importanti e potenzialmente rischiosi, è possibile avvertire i sintomi della mancanza di apporto di sangue e ossigeno a determinati organi o parti del corpo. Segni di aterosclerosi, dunque, potrebbero essere crampi o paralisi ai muscoli e zoppia; se gli ateromi influiscono con l'irrorazione sanguigna al cervello, possono comparire confusione e cefalea. Quando l'aterosclerosi colpisce i vasi prossimi al cuore può verificarsi angina pectoris, ossia un intenso senso di costrizione al petto, a volte doloroso, che si intensifica in caso di stress e sforzi fisici. La diagnosi precoce, dunque, si basa sulla presenza delle condizioni che causano l'aumento del rischio cardiovascolare e i sintomi individuali aspecifici.
I valori relativi dei vari tipi di colesterolo incidono fortemente sull'insorgenza dell'aterosclerosi. Il colesterolo è una lipoproteina prodotta dal fegato, per lo più in maniera endogena. L'assunzione diretta di colesterolo, infatti, sembra non influire sui livelli di colesterolo nell'organismo. Tale proteina ha la funzione di trasportare i trigliceridi nel corpo. Esistono, infatti, vari tipi di colesterolo: l'LDL viene considerato dannoso, mentre il colesterolo HDL viene appellato come "buono". L'LDL, infatti, ha la funzione di trasportare i grassi dal fegato ai vari tessuti del corpo tramite il circolo sanguigno. Quando i trigliceridi trasportati sono in eccesso, questi si accumulano nei vasi sanguigni; a questo punto interviene l'HDL che ha il compito di trasportare le sostanze grasse in eccesso dai vasi al fegato, dove vengono impiegate nella sintesi della bile. Quando l'LDL in eccesso nelle arterie incontra radicali liberi ed elevata concentrazione di zuccheri, va incontro ad ossidazione o "caramellizzazione", si indurisce e va a incrostare le pareti interne delle arterie sotto forma di ateroma. A questo punto il paziente soffre di aterosclerosi.
Per una corretta valutazione del rischio cardiovascolare non va considerata la colesterolemia totale, bensì il rapporto tra LDL e HDL: questo non dovrebbe mai superare 5 negli uomini e 4,5 nelle donne. Disfunzioni che compromettono tale equilibrio, spesso, sono congenite e la dieta influisce solo in minima parte sui valori relativi di colesterolo. È dimostrato, tuttavia, che un'alimentazione equilibrata e ricca di omega 3 prevenga la formazione di ateromi. Contro i radicali liberi e l'eccessiva concentrazione di zuccheri, che concorrono all'insorgenza dell'aterosclerosi, è bene assumere cibi ricchi di antiossidanti e poveri di zuccheri. Altri fattori di rischio prevenibili sono vita sedentaria, obesità, ipertensione, assunzione di nicotina e caffeina. Uno stile di vita sano, dunque, è fondamentale per prevenire l'aterosclerosi, anche se a volte incisivi sono la predisposizione genetica, l'età avanzata e il sesso (gli uomini sono maggiormente a rischio).
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