Esistono diverse situazioni che possono comportare l’insorgere della calcolosi biliare: infatti questi ammassi si formano quando la composizione chimica della bile è alternata. Ad esempio è possibile che il fegato aggiunga troppo colesterolo durante la sintetizzazione della bile (è il caso degli obesi) oppure una quantità insufficiente di sostanze detergenti, così da non riuscire ad eliminare gran parte del colesterolo. Quando la bile ha un contenuto troppo elevato di colesterolo può formarsi un grumo le cui dimensioni aumentano man mano che il materiale si solidifica, costituendo un calcolo. Esistono altri fattori che possono avviare questo processo oppure favorirlo, come un digiuno prolungato: infatti questo comportamento provoca un ristagno della bile nella colecisti. Al tempo stesso il rischio di calcolosi biliare aumenta con il passare degli anni, le persone sovrappeso e le donne sono molto più colpite rispetto agli uomini.
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Nella maggior parte dei casi la calcolosi biliare è una condizione asintomatica, in quanto soltanto il 20% delle persone presenta segni oppure complicanze. Tuttavia i sintomi si verificano soltanto se un calcolo ostruisce il dotto di deflusso della colecisti: in questo caso si verifica una colica biliare e, di conseguenza, la persona può essere colpita da vomito e da un senso di malessere generale. Complicazioni possibili difficoltà digestiva, colecistite, ittero e ostruzione del dotto biliare. Nel 95% dei casi si diagnostica la calcolosi biliare con una semplice ecografia oppure la colecistografia, esame radiologico in cui si somministra per bocca o in vena un mezzo di contrasto iodato. A volte vengono effettuati anche degli esami del sangue. Se la calcolosi biliare è asintomatica si può decidere di non rimuovere i calcoli; in caso contrario si esegue una colecistectomia oppure una litotripsia.
Negli ultimi anni sono state messe a punto terapie alternative per curare la calcolosi biliare: in alcuni casi, soprattutto in presenza di calcoli piccoli e non calcificati, si prescrive una terapia farmacologica. Ad esempio si assumono compresse di acido chenodesossicolico o di acido ursodesossicolico che possono sciogliere gli ammassi formatosi nell'arco di vari mesi oppure di anni. In questi casi, tuttavia, è necessario effettuare periodiche radiografie o ecografie della colecisti per verificare i progressi. Inoltre è bene eseguire anche ecografie di controllo negli anni successivi perché nella metà circa dei casi i calcoli ricompaiono una volta sospeso il farmaco. Altre soluzioni comportano la messa a punto di una litotripsia extracorporea a onda d'urto oppure l’uso di un sondino per infondere una soluzione che sciolga il colesterolo.
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