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Il prolasso della mitrale è spesso un disturbo privo di sintomi caratteristici, specialmente se si presenta nella forma lieve. I sintomi più comuni di un paziente con prolasso della mitrale sono vertigini, respiro affannoso, astenia e dolore al petto, disturbi che potrebbero essere causati da altre patologie. Il prolasso della mitrale viene diagnosticato in un primo momento tramite l'elettrocardiogramma. Se il cardiologo, osservando l'andamento elettrico del cuore, ha il sospetto che il paziente possa avere la mitrale prolassata, lo sottopone ad una ecografia. Con l'ecografia si diagnostica con certezza la presenza e l'entità del disturbo. Chi ha la mitrale prolassata deve sottoporsi a controlli ogni anno oppure ogni sei mesi, in base allo stile di vita del paziente (sedentario, sportivo, obeso, normopeso, etc).
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Il prolasso della mitrale è solitamente un disturbo congenito. È il cardiologo, con le sue competenze, a decidere la terapia appropriata per il paziente, in base all'entità del disturbo. Nel caso di prolasso lieve, spesso non sono necessarie terapie particolari e il paziente può svolgere le sue attività senza impedimenti. Le raccomandazioni che però vengono date anche a chi ha il prolasso lieve sono: sottoporsi ai controlli annuali, al fine di monitorare lo stato e l'eventuale peggioramento della patologia; fare attenzione e curare in modo repentino le infezioni batteriche della gola, perché tali batteri potrebbero scendere fino al cuore e causare una miocardite. Nei casi di prolasso mitralico moderato spesso vengono impedite al paziente attività fisiche eccessive, mentre si parla di operazione nei casi gravi.
Quando il prolasso della mitrale interessa un paziente sportivo, la situazione diventa più delicata rispetto a quella di un paziente che non pratica attività fisica ad alto livello. Il prolasso comporta la chiusura incompleta della valvola, quindi il rigurgito di sangue nella direzione sbagliata, ogni volta che il cuore batte. Il muscolo cardiaco di un atleta lavora molto di più rispetto a quello di un altro individuo, quindi la valvola mitralica, se prolassata, fa ancora più fatica a chiudersi correttamente e rigurgita più sangue per battito. Un atleta si accorge più facilmente di questa patologia, anche se di grado lieve, perché si sente più affaticato rispetto ad un paziente sedentario. È il cardiologo, con la consultazione del medico sportivo, a decidere se far continuare al paziente la sua attività sportiva, in base al tipo di sport e all'entità del prolasso.
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