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Sebbene accada meno di frequente rispetto alla lesione dell'LCA, anche il legamento crociato posteriore può subire rotture. Le cause più frequenti sono i forti impatti dovuti a incidenti automobilistici, come nel caso del cosiddetto trauma da cruscotto, che si verifica quando il ginocchio impatta con forza contro il quadro di comando, causando uno slittamento della tibia e la conseguente rottura del crociato. Altre cause sono legate agli sport che prevedono contatto fisico, specialmente rugby, calcio e calcetto, oppure a un'iperestensione del ginocchio che può verificarsi, ad esempio, all'atterraggio da un salto. A seconda dell'entità del danno, le lesioni vengono classificate in:
- I grado: la più lieve, con il danneggiamento di solo una parte del legamento: - II grado: trauma di gravità moderata che causa dolore e instabilità dell'articolazione; - III grado: rottura del legamento Vene varicose Crema unguento per vene varicose sollievo flebite angioite infiammazione del vaso sanguigno sanità Ointment di Hilareco (30g) Prezzo: in offerta su Amazon a: 12,99€ |
É piuttosto raro che la rottura del legamento crociato posteriore venga immediatamente diagnosticata. Gli indizi della patologia non sono molto chiari: il paziente che subisce la lesione avverte di solito un forte dolore locale e una sensazione di instabilità dovuta all'alterazione della normale mobilità dell'articolazione. Per questo motivo la diagnosi deve essere effettuata mediante specifici test, il più significativo dei quali è quello cosiddetto del cassetto posteriore: con il ginocchio flesso a 90 gradi, il test è positivo quando rivela una traslazione posteriore del piatto tibiale rispetto al femore. Se il cassetto posteriore è compreso tra 3 mm e 1 cm la lesione è parziale, se è superiore a 1 cm probabilmente è totale. Accertamenti più approfonditi vengono fatti mediante la risonanza magnetica.
Per le lesioni di I e II grado è previsto un tutore o un bendaggio funzionale. Nel caso del tutore, durante i primi giorni di utilizzo deve rimanere bloccato in estensione, in seguito incrementato in flessione di 20° a settimana. Allo stesso tempo, è necessario seguire un programma di fisioterapia che aiuti il paziente nella riabilitazione funzionale del quadricipite. Nei casi di rottura, invece, si ricorre all'intervento chirurgico mirato alla ricostruzione del legamento. L'operazione viene eseguita sui soggetti più giovani, per evitare che crescendo possano soffrire di artrosi, e sugli sportivi di un certo livello per accelerarne il ritorno all'attività. Di solito, infatti, il trattamento conservativo è sufficiente per curare le lesioni isolate, ma quando non si dimostra risolutivo e l'articolazione rimane instabile, è necessaria l'operazione di ricostruzione.
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