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Questa tendinopatia si manifesta soprattutto in soggetti di età compresa tra i 30 e i 50 anni.Spesso all'inizio viene sottovalutata e considerata solo un dolore passeggero che si manifesta nella parte laterale dell'articolazione del gomito e che tende a diminuire durante le ore di sonno. Altri campanelli d'allarme sono un senso di generale debolezza al braccio, che rende ostiche anche semplici operazioni come stringere una mano, chiudere un rubinetto o girare la maniglia di una porta. Dopo la comparsa iniziale, se non curata da subito, l'epicondilite peggiora e, col passare dei mesi, diventa un dolore invalidante che influisce sullo svolgimento del lavoro quotidiano. Per questo motivo, e per il fatto che si tratta di una patologia che impiega parecchio tempo a guarire, è fondamentale recarsi dal medico per una diagnosi precoce.
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Per arrivare ad una diagnosi positiva, il medico sottopone il potenziale paziente ad un esame clinico che prevede sia la palpazione della zona interessata e la rilevazione di eventuali tumefazioni, sia una serie di test fisici come la cosiddetta Manovra di Cozen, che prevede l'estensione del polso contro una resistenza tenendo il gomito piegato, e la Manovra di Mills, come quella di Cozen ma con il braccio dritto. Il medico, inoltre, può richiedere anche di eseguire esami specifici, come una radiografia, per escludere un'eventuale artrosi del gomito, una risonanza magnetica, se ritiene che l'origine del dolore al braccio non sia una tendinite ma un problema alla cervicale, oppure un'elettromiografia per verificare che non vi sia lo schiacciamento di un nervo, che si manifesta con gli stessi sintomi dell'epicondilite.
Il trattamento terapeutico dipende dalla gravità della patologia, fermo restando che è fondamentale per la sua remissione il riposo assoluto del braccio interessato. Generalmente i medici propendono per terapie conservative, come la somministrazione di FANS, ossia farmaci antiinfiammatori non steroidei, ultrasuoni e infiltrazioni. Spesso a queste terapie si affianca l'uso di un tutore per il polso, costruito ad hoc per mantenere a riposo il tendine interessato dall'infiammazione. Il tutore non va rimosso per almeno 3 mesi e nel 90-95% dei casi questo tipo di terapia è risolutivo. Se queste soluzioni non hanno successo, è necessario ricorrere all'intervento chirurgico. In questo caso il medico ha due possibilità: staccare il tendine dall'osso per poi ricollegarlo oppure asportare la parte malata. Devono comunque passare diversi mesi con il braccio a riposo prima di poter parlare di guarigione completa.
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