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Gli onnivori non escludono praticamente nessun alimento dalla loro dieta. Possono scegliere liberamente di cibarsi di prodotti vegetali o di origine animale (quindi carne, pesce, molluschi, uova, latticini). Naturalmente per preservare la salute è bene adottare alcune precauzioni: indispensabile è un importante apporto di verdura e frutta. Sono entrambe ricche di fibra, essenziale per mantenere in forma l’intestino, vitamine e minerali. I carboidrati non devono mai mancare, ma è sempre bene privilegiare quelli integrali.
Per le proteine si consiglia di favorire pesce (magari azzurro e bianco), carni bianche, uova e legumi. Riduciamo invece il più possibile latticini , carni rosse e lavorate a causa del loro apporto di grassi saturi e l’impatto sulla funzionalità intestinale.Sebbene vi siano diversi approcci, la versione più diffusa è la “latto-ovo-vegetariana”. Consente di cibarsi di tutti i prodotti di origine vegetale; sono poi consentiti uova, latte e derivati, muffe e miele. Sono da escludere totalmente carne (e perciò anche salumi e insaccati) e pesce. Molti vegetariani escludono anche i formaggi ottenuti con caglio animale.
Questo approccio, se portato avanti con avvedutezza, può non avere controindicazioni e, al contrario, portare benefici all’organismo. Di solito derivano dal maggiore consumo di fibre e dall’aumentato apporto di vitamine, minerali e acidi grassi insaturi derivanti da frutta e verdura. L’impatto negativo dei grassi saturi è ridotto significativamente. Richiede però attenzione alla quantità e alla qualità delle proteine introdotte e al rischio di carenze di vitamina b12, D e ferro.Si tratta di un regime ancora più restrittivo del precedente: per aderirvi bisogna escludere totalmente gli alimenti di origine animale, compresi alcuni derivati come il miele. Ha motivazioni salutistiche, ma è principalmente uno stile di vita legato ad una visione etica di rispetto e armonia con le altre creature.
L’apporto calorico giornaliero è garantito principalmente da carboidrati (per lo più integrali); le proteine (derivanti soprattutto da cereali e legumi) ne costituiscono invece il 15%, mentre i lipidi (da oli vegetali e semi) stanno tra il 5 e il 10%. È una dieta piuttosto restrittiva e bisogna informarsi attentamente prima di intraprenderla: quasi sempre, infatti, è necessario fare uso di integratori o alimenti, pena carenze (specialmente di vitamina b12 e D, acidi grassi essenziali e ferro).Si tratta di una evoluzione del regime vegetariano, inizialmente molto diffusa nei paesi anglosassoni, ma che sta diventando popolare anche da noi. Chi vi aderisce si ciba di prodotti di origine vegetale, di uova, latte e derivati, muffe e miele. In più fa un consumo regolare di pesce, di acqua dolce o salata, ma anche di crostacei e molluschi. Precisiamo che, per motivazioni etiche e salutistiche, molti si cibano esclusivamente di animali derivanti da pesca, possibilmente sostenibile.
Grazie a queste integrazioni (e al loro contenuto di grassi omega3, proteine, vitamine e ferro), se seguito con criterio e saggezza, può essere un regime equilibrato e di solito non causa particolari carenze. Al contrario può avere un ottimo impatto su chi è sovrappeso e soffre di patologie metaboliche.È uno dei regimi alimentari introdotti più di recente, ma ha ricevuto giudizi positivi da Università di livello mondiale. Si tratta, in pratica, di un’evoluzione della dieta pescetariana. Sono consentiti tutti gli alimenti di origine vegetale, uova, latte e derivati; è incoraggiato il consumo di pesce, molluschi e crostacei e, di tanto in tanto, quello di carne (specialmente pollame). In primo luogo si cerca di eliminare zuccheri semplici e carboidrati raffinati che, insieme ai derivati animali, sono i principali responsabili delle patologie metaboliche. L’apporto calorico è ridotto (da 1200 a 1800 calorie/die); la carne viene via via ridotta, limitando il consumo a due volte a settimana.
Se adottata con criterio può avere un ottimo impatto sulla salute dell’organismo.I fruttariani si nutrono esclusivamente di frutta e semi, suddividendoli in sette gruppi a seconda del loro grado di acidità, contenuto di zuccheri e di grassi. Di solito si consiglia di assumere in un pasto solamente quelli presenti in una di queste “categorie”, attendendo poi dai 45 ai 90 minuti prima di assumerne di derivanti da altre. Durante la giornata si hanno generalmente 6 “pasti”.
È una dieta estremamente rigida, difficile da mantenere e, secondo la maggior parte dei nutrizionisti, rischiosa. Infatti, oltre alla forte restrizione calorica (e conseguente continua sensazione di fame), si va incontro a gravi carenze di minerali (calcio, ferro, zinco), vitamine B e D, proteine e acidi grassi essenziali. Non dimentichiamo che può comportare problemi psicologici come l’isolamento sociale.
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