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Il parto naturale si divide in quattro fasi: il pretravaglio o fase prodromica, il travaglio o fase dilatante, l’espulsione e il secondamento.
Prima dell’inizio del vero e proprio travaglio, anche qualche giorno prima, possono iniziarsi a sentire dei piccoli dolori simili a quelli del ciclo mestruale e inoltre è possibile che venga già perso il “tappo mucoso” che isola il collo dell’utero dall’esterno. I dolori e la perdita del tappo coincidono con l’inizio della dilatazione dell’utero. Questa prima fase è anche conosciuta come periodo prodromico che consideriamo come una transizione dal periodo di gestazione al travaglio vero e proprio. Questa fase è preparatoria al parto e, a meno che non ci siano perdite di sangue o particolari intensità nel dolore, è bene starsene a riposo e rilassarsi sia per creare la preparazione fisica e psicologica per affrontare il parto che per trasmettere anche al bambino la serenità giusta che lo accompagnerà nel passaggio dal caldo e sicuro sacco amniotico al mondo esterno. Anche il bambino, infatti, si prepara a “venire alla luce” muovendosi verso la zona pelvica della madre per incanalarsi. Di solito cerca di entrarci con la testa. Lo sviluppo di questa fase è molto diverso da donna a donna, come lo è la gravidanza e il parto stesso. È comunque consigliabile stare più tranquille possibili fino a quando le contrazioni non saranno più vicine e durature e sarà, quindi, indispensabile raggiungere l’ospedale o qualsiasi altra struttura si sia scelta per il parto. Il parto inizia con la contrazione dell’utero e con il dilatamento graduale della cervice uterina, ossia il collo dell’utero, per permettere al feto che si incanalerà nel canale vaginale di fuoriuscirne. Le contrazioni all’inizio possono essere molto distanti tra loro anche 30 minuti. Inizieranno poi ad avvicinarsi: ogni 15 minuti con una durata che va dai 15 ai 20 secondi. Quando saranno molto vicine (dai 5 ai 10 minuti) e con una durata di 40- 50 secondi, la cervice sarà quasi completamente dilatata. La “rottura delle acque” è un segno della dilatazione della cervice tra gli 8 e 10 cm poiché spontaneamente si rompono le membrane amniotiche e fuoriesce “acqua”. Tuttavia, la “rottura delle acque” può avvenire anche durante la fase del pretravaglio e non c’è da spaventarsi: è solo una rottura precoce delle membrane, poi continuerà la dilatazione della cervice. Questa fase di inizio del parto è conosciuta come travaglio e, come detto, è la fase di dilatazione della cervice nella quale il bambino si incanala nel “canale del parto”, formato dalla parte inferiore dell’utero, dalla cervice e dalla vagina.Dopo il travaglio inizia la fase espulsiva che si conclude con la nascita vera e propria del bambino. La mamma deve essere in grado di aiutare il suo bambino che si muove all’interno del canale del parto per cercare di “venire fuori”. La madre agevola i movimenti del piccolo attraverso delle “spinte” che accompagnano le contrazioni. Le contrazioni e l’istinto a spingere vengono aiutati dalla secrezione di un ormone, l’ossitocina, il quale può anche essere iniettato nell’ultima fase del parto per agevolare l’uscita della placenta. L’ultimo stadio del parto naturale è detto “secondamento” e segue all’espulsione del bambino. Consiste nell’espulsione della placenta, del sacco amniotico e di tutti gli annessi fetali.Oltre che questa distinzione in fasi del parto, potete trovare un altro tipo di distinzione in cui il travaglio viene distinto in tre fasi integrando il pretravaglio e l’espulsione nelle fasi di travaglio. Le tre fasi identificate nel travaglio sono:- La prima fase è quella che riguarda la dilatazione della cervice che deve arrivare fino a 10 centimetri circa. Questa fase ha una durata che varia da donna in donna, la durata media è di 6-8 ore ma può anche arrivare a 12 ore.- La seconda fase è quella in cui la madre può iniziare a contrarre i muscoli addominali e “spingere” per permettere al bambino di passare attraverso la cervice per incanalarsi nella vagina. Anche questa fase ha durata variabile, ma sempre nell’intervallo delle 1 - 2 ore circa.- La terza fase è l’inizio dell’espulsione della placenta e del sacco amniotico. Di solito questa fase dura poco, se si sceglie di non ricorrere a dei medicinali acceleranti circa 15 – 30 minuti.La durata delle fasi del parto è molto variabile da donna a donna. Di solito, la distinzione che viene fatta è tra le donne che sono al primo parto naturale, dette nullipare, e quelle che invece hanno già dei figli e quindi hanno già partorito naturalmente, che vengono chiamate pluripare. Esiste anche una fase “post- parto” che consiste nella ripresa energetica della mamma controllata dai medici fino a due ore dopo il parto. Va controllata la pressione sanguigna e il flusso ematico che potrebbe causare emorragie. Dopo il parto, infatti, l’utero si ricontrae per tornare alla sua grandezza iniziale. Avremo un bambino. La guida pratica e completa per la gravidanza, il parto, i primi mesi Prezzo: in offerta su Amazon a: 16,15€ (Risparmi 2,85€) |
Un tipo di parto naturale, che rappresenta una delle possibilità date alla mamma, è il parto in acqua. In Italia sono in crescita le strutture pubbliche che permettono alle gestanti di partorire in acqua, ma se nella vostra struttura non è possibile, potete scegliere di farlo privatamente in una delle cliniche che hanno a disposizione vasche e mezzi per monitorare il parto. Molti ospedali mettono a disposizione le vasche per la fase di travaglio. L’acqua permette di rilassarsi e di sentire meno i dolori dovuti alla dilatazione della cervice. Con il parto in acqua la partoriente viene immersa in una vasca la cui acqua ha una temperatura che può essere regolata a richiesta della partoriente. L’acqua serve per rilassarla e permettere alla natura di fare il suo corso. Le vasche, anche se appaiono come delle sofisticate vasche da bagno idromassaggio, sono costruire apposta per mantenere la temperatura costante durante il travaglio e la fase dell’espulsione e per favorire il ricambio costante dell’acqua che deve essere sempre limpida. I controlli al feto e alla mamma vengono fatti lo stesso da medici e ostetriche e quando la cervice è completamente dilatata e iniziano le contrazioni intense per far uscire il bambino e la partoriente può spingere come meglio crede. L’istinto naturale delle donne in questi momenti è davvero eccezionale. Quando il bambino sarà uscito con la testa il ginecologo aiuterà la sua completa fuoriuscita.
I parti operativi sono quelli nei quali i medici intervengono manualmente o con strumenti. Per esempio può capitare che, durante il parto naturale, il bambino fatichi a scendere, per spinte o contrazioni inefficaci e si può intervenire usando una ventosa. Il ginecologo applica una ventosa alla testa del bambino e manualmente si aiuta la discesa e la fuoriuscita del bambino. Un altro tipo di parto operativo è il parto cesareo, nel quale il ginecologo incide la parete addominale e la parte inferiore dell’utero per prendere il bambino e tutti gli annessi fetali. Viene tagliato il cordone ombelicale e si ricuce il tutto. Il parto cesareo è indolore e avviene con anestesia locale, che permette alla mamma di essere cosciente durante la nascita del piccolo. Il post-parto è ovviamente, come per il parto naturale, un momento di ripresa e di controllo da parte dei medici. Si controlla il taglio ricucito, le perdite di sangue e tutti i valori vitali.
Per prepararsi al parto si può leggere riviste o libri a riguardo, blog, articoli che permettano alla futura mamma di preparasi psicologicamente a questa esperienza. È normale la paura che assilla tutte, soprattutto durante le ultime settimane, ma è importante rilassarsi e pensare solo che la famiglia sta crescendo. In molte strutture si organizzano dei corsi di preparazione al parto o più semplicemente detti corsi preparto che permettono di avere a disposizione esperti ai quali fare domande e confidare dubbi e paure. È un buon metodo per incontrare altre gestanti e mettere a confronto esperienze e idee. Durante i corsi preparto vengono spiegate molte cose relative al parto e vengono fatti fare a tutte le gestanti degli esercizi di respirazione che aiuteranno durante il travaglio e l’espulsione del feto. Gli esercizi di yoga sono altrettanto importanti per la preparazione fisica e mentale a un momento così importante. Sappiamo che lo yoga è una disciplina che aiuta corpo e mente e quindi è molto indicato in un momento in cui il corpo della donna subisce così tanti cambiamenti fisici e psicologici. Per gli esercizi di yoga potete scegliere di seguire dei corsi organizzati in strutture pubbliche e private o di comprare delle guide video dedicate alle gestanti.
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