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Nota anche come Sindrome di Barlow, la "sindrome da prolasso valvolare mitralico" comporta una "degenerazione mixomatosa" dell'intero apparato mitralico. In questo caso, infatti, i lembi e i filamenti che circondano la valvola mitrale, iniziano ad allargarsi e a risultare piuttosto molli, non permettendo più la giusta chiusura dei tessuti. Il sangue, dunque, non scorre più dall'atrio al ventricolo, ma in senso opposto, causando il rigurgito. Nei pazienti colpiti dalla sindrome da prolasso valvolare mitralico, all'atto della contrazione dei ventricoli, si possono verificare delle fuoriuscite di sangue dalla stessa valvola, generando insufficienza mitralica, una delle principali anomalie cardiache. Benché risultino ancora sconosciute le cause del prolasso della valvola mitrale, studi recenti hanno dimostrato come la patologia sia da ascrivere a una forte ereditarietà. A differenza degli uomini, la sindrome di Barlow colpisce principalmente donne di età compresa tra i 20 e 40 anni.
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Il prolasso della valvola mitrale, generalmente, è del tutto asintomatico, potendo riscontrarsi anche per puro caso, sottoponendosi a un ecocardiogramma di routine. Alcuni pazienti, invece, lamentano delle irregolarità del battito cardiaco, emicrania, un dolore persistente al torace, difficoltà nel respirare, affanno, episodi di tachicardia, attacchi di panico, affaticamento, un crescente stato di agitazione e, sovente, anche cali di pressione seguiti da capogiri e svenimenti. Chi soffre di prolasso della valvola mitrale, tendenzialmente, solo in rari casi ha necessità di ricorrere all'uso di farmaci: può continuare a condurre una vita normale, senza doversi preoccupare di quest'anomalia che, di fatto, è considerata benigna. Tuttavia, anche se molto raramente, si sono riscontrati non solo dei casi di aritmia, ma anche di endocardite di tipo infettivo, dovuta alla presenza di batteri che provocano un'infezione a carico delle valvole cardiache e delle cavità interne del cuore.
Nei casi considerati più gravi di prolasso della valvola mitrale, si può intervenire sia con una terapia farmacologica sia con un intervento chirurgico. La terapia di tipo farmacologico, in particolare, è indicata per prevenire l'endocardite infettiva e per le possibili complicanze da essa generate. Inoltre, per alleviare il senso di oppressione al torace e per diminuire le palpitazioni, il cardiologo può prescrivere una cura a base di vasodilatatori, come l'idralazina, per alleggerire il carico del cuore; di anticoagulanti, per evitare l'insorgere di trombi e, infine, di diuretici, per drenare i liquidi in eccesso, soprattutto nei polmoni. La terapia di tipo chirurgico, invece, si rivela necessaria tutte le volte in cui il prolasso è particolarmente grave e il sangue continua a refluire nell'atrio. L'intervento avviene a cuore aperto e comporta la riparazione, laddove possibile, della valvola mitrale. Nei casi più gravi, invece, la valvola viene completamente rimossa e sostituita.
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